20 ottobre 2020

THE SUNDAY OF GILDA M


 

Non è facile per me scrivere di The sunday of gilda M e questo non solo perchè il regista Frank Viso è un mio carissimo amico ma anche perchè la signora Gilda in questione altri non è che sua mamma, un anziana signora che ho avuto il piacere di conoscere qualche anno fa seppur per un breve periodo di tempo. 

Eppure malgrado il poco tempo trascorso insieme , giusto due chiacchere di circostanza, e quindi l'impossibilità oggettiva del poter dire '' la conosco'' ne conservo il ricordo di una donna estremamente gentile,affettuosa e ospitale, una di quelle persone che ''fanno colpo subito'' verrebbe da dire, una donna umile che trasmette un senso di tenerezza e affabilità al proprio interlocutore. 

E questo lavoro in un certo senso replica esattamente queste sensazioni, perchè anche se è innegabile che il cinema per quanto si possa avvicinare al reale non potrà mai sostituirne la veridicità , la tangibilità del contatto umano, riesce in pochi minuti a far cogliere allo spettatore quella che è l'essenza di Gilda in quanto persona, quella di un vissuto a malapena accennato ma comunque vivo, pulsante e percepibile.

Sta tutta qui la grandezza del corto,verrebbe da fare un paragone (sebbene solo ed esclusivamente di natura concettuale) col cinema di Angela Schanelec in quanto la potenza evocativa è tutta nella profonda intimità che non viene mostrata, nel non detto che si nasconde dietro ad ogni fotogramma, nel vissuto che è stato e del quale noi vediamo solo l'epilogo.

Il corto ,con le dovute proporzioni, richiama alla mente il capolavoro di Chantal Akerman Jeanne Dielman 23 quai du commerce 1080 bruxelles in quanto mostra quella che è una routine di una donna sola, ma se nel film della regista belga il tutto è finalizzato ad una riflessione sull alienazione e la monotonia che portano alla follia, arrivando per l'appunto ad utilizzare un titolo lungo e dettagliato come a voler trasformare la protagonista in una sequenza di informazioni meccaniche , a ridurla ad un numero di matricola, nel corto di Frank Viso è tutto l'opposto : il minimalismo della quotidianeità ci mostra quella che è si una routine, ma una routine positiva di una donna che malgrado gli acciacchi dell'età ha la forza e la determinazione di vivere , una donna che ha anche lei un cognome , un indirizzo ed una città in cui esistere ma che ci viene nascosto non per privacy ma per delicatezza , proprio perchè non si parla di matricole ma di persone , di vita vera e di emozioni profonde legate ad essa.

La routine quindi non è da percepirsi come noia, circolo vizioso di una condizione sociale senza uscita ma bensi come scelta di perseveranza e resistenza , di dignità e amore per quello che è stato il passato e che ora è il presente e a tal proposito è commovente la dedizione che Gilda mette in tutto quello che fa quotidianamente per amore di chi ancora le sta accanto , con un pensiero rivolto alle foto di chi non c'è più ma che ancora veglia su di lei dall'alto in quell ultima scena di commovente bellezza in cui il suono dell'interruttore che spegne la luce ci catapulta in un buio funereo che sa di capolinea, di compimento.... ma è una prospettiva che viene completamente ribaltata dalla sequenza successiva che, in un esplosione di colori e immagini che si sovrappongono ,svela l'insieme dei ricordi , dei luoghi e delle emozioni che hanno scritto le pagine della sua vita , indelebilmente ,nella memoria del tempo.



1 commento:

  1. Un articolo di enorme commozione, che rende fin troppa giustizia a questo umile e piccolo lavoro. Evito di rubare altro spazio prezioso qui sotto, utile a quei lettori incuriositi che magari vorranno commentare. Non posso quindi che ringraziarti per le belle parole spese. Un grosso abbraccio di sentita amicizia!

    RispondiElimina