13 novembre 2016

DENTRO




C'è una quiete che lascia attoniti nel corto di Emiliano Rocha Minter, una natura che nella sua vastità racchiude un'altro tipo di immensità non quantificabile, invisibile ma sovrastante, uno stridio che lacera da dentro.
Liane che strisciano, il suono secco di un ascia, respiri pesanti , gli unici suoni che rompono un silenzio che sa di resa.

Non c'è più niente da dire.

Uno sguardo di intesa fra due ragazzi che forse sono amici, forse non si conoscono neppure ma entrambi sanno che c'è ancora un pezzo di strada da percorrere assieme , un altro albero da abbattere, un altro tronco da legare, una buca da scavare... ogni manciata di erbaccia che viene estirpata, ogni affondo di vanga nel terreno, ogni picconata è un tassello che a poco a poco svela il motivo di tanto impegno.

Il progetto è ultimato, la costruzione è completa.

Quell'ammasso di legno e di foglie è un monolite di solidarietà,  un ultimo gesto di  umanità dietro  un'amarezza che a stento trattiene le lacrime .

C'è un ultimo pezzo di strada da percorrere ma bisogna farlo da soli e quella corda davanti agli occhi è una miccia da innescare , corta come la vita , lunga come l' ultimo attimo di raccoglimento prima di chiudere il sipario.

Cenere alla cenere, polvere alla polvere.





4 commenti:

  1. Ciao Dries! Grazie per il suggerimento che ho appena finito di vedere. Così a caldo direi che l'ho trovato abbastanza interessante ma ad essere sincero non mi ha infiammato a dovere. Ho trovato buona e avvolgente tutta la fase preparatoria che il regista ha saputo proporre non senza una certa inquietudine trovando immagini ragguardevoli come quella del totem nero che hai messo ad inizio post. Sul finale mi è sceso un po', non so, il significato è profondo, per carità!, ma non così incisivo per la mia sensibilità, non vorrei dire che era quasi prevedibile, però...
    Ad ogni modo la cosa mi si è anche depotenziata per via del fatto che subito dopo quel tiro di corda sono emersi dalla mia mente i finali di due altri film, uno è Il dono di Frammartino e l'altro è un corto di Runar Runarsson, diversi sì, simili anche. Quindi non mi sono esattamente lasciato invadere da questa breve epigrafe, grazie comunque per l'occasione, d'altronde tutto ciò che proviene dal Festival di Rotterdam, forse il migliore Festival europeo, merita attenzione.

    P.S.: non mi sono scordato di Dead Slow Ahead, il prossimo week-end potrebbe essere che riuscirò finalmente a vederlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh purtroppo non sono mai riuscito a recuperare ''Il dono'' e non conosco Runar Runarsson quindi per me questo corto è riuscito a conservare una certo fascino...poi certe tematiche sono il fulcro di ciò che scrivo percui per me è stato folgorante :D Non vedo l'ora di sentire il tuo parere su DSA, io intanto ho messo le mani su un corto che è una vera bomba, il regista è Mikel Guillen, non so se lo hai già sentito nominare , spero di riuscirne a scrivere a dovere a breve :)

      Elimina
  2. Mai sentito :)

    Runarsson lascia perdere, niente di che.

    Allora attendo tuoi aggiornamenti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho controllato su mubi, di runarsson avevo visto sparrow ma non mi era piaciuto...
      In compenso ho recuperato Il dono ( finalmente!!) anche solo per la curiosità che mi hai messo paragonando i due finali ed effettivamente la somiglianza è palese !! Però per come la vedo io dal punto di vista concettuale sono differenti perchè nel film di Frammartino il suicidio dell'anziano suona più come un simbolico passaggio di consegna ( con gli ultimi risparmi compra un motorino ad una ragazza giovane,con tutta la vita davanti, che considerati gli abusi che subisce ogni volta con la scusa del passaggio in macchina ora col motorino non dovrebbe più correre il rischio, mentre lui ormai vecchio e solo decide di ricongiungersi con la sua terra, tutto quello che gli resta di un mondo nel quale si sente ormai fuori posto) mentre nel film di minter quel finale assume connotati realmente cupi se consideri che lui impiega tutte le sue forze nel creare consapevolmente qualcosa che lo ucciderà...è stato proprio il concetto di impiegare tutte le proprie energie per trovare la morte,il metterla al primo posto che mi ha letteralmente ribaltato, al di là del fatto che poi potesse essere prevedibile o meno dal punto di vista puramente narrativo.

      Per il resto spero di riuscire a scriverne entro domenica anche perchè ho quasi promesso a mikel che ne avrei parlato e ora sento la pressione a mille anche perchè è un corto sperimentale/avant-garde e non ho mai scritto di lavori di questo calibro, mi sento in alto mare xD

      Elimina