20 maggio 2016

CARCASSES



Dopo aver visto il bellissimo BESTIAIRE ho sentito il bisogno di recuperare altri lavori di Côté e la scelta è caduta su questo misconosciuto Carcasses.

Direi che ho fatto centro.

Carcasses è un film meraviglioso: gioca sapientemente di sottrazione al punto che fino a metà film siamo praticamente sicuri di assistere a un normalissimo documentario.
Per 35 minuti abbondanti il signor Colmor ci racconta la sua settimana tipo, un loop meccanico di giri tra mercatini delle pulci e aste intervallati da sporadiche visite ai genitori o da brevi soste in alcuni locali per sentire un po' di musica.
La sua vita è tutta qui, in queste semplici azioni che si ripetono e che gli hanno conferito la nomea di pazzo, titolo nel quale non si dispiace neanche poi tanto dato che ritiene di avere tutto quello che gli serve per essere felice.
La sua è una vera e propria mania per il collezionismo, che si tratti di pezzi di ricambio per camion o di modellini di macchinine da ovetto kinder, poco importa: la sua casa è tappezzata da una miriade di cianfrusaglie da far impallidire''Il banco dei pugni'' e la cosa più incredibile è che non lo fa per venderli e guadagnarsi da vivere ma proprio per passione.

Di tanto in tanto riceve delle visite da alcuni turisti che sono affascinati dallo stile di vita del personaggio o da persone che semplicemente vogliono acquistare pezzi di ricambio a buon mercato, ma il contatto umano si limita sempre a una mera transazione economica, finché un giorno vengono a far visita alla rimessa quattro ragazzi affetti dalla Sindrome di Down (tre maschi e una ragazza).


Ed è qui che il film prende una svolta decisamente inaspettata.

Pur mantenendo uno stile documentaristico alla Lisandro Alonso (lunghi piano sequenza a camera fissa), il film diventa clamorosamente drammatico e fortemente introspettivo.

I dialoghi vengono totalmente azzerati per lasciar spazio a immagini di sublime bellezza, Colmar passa da protagonista a osservatore e noi con lui assistiamo alle tenere piccole effusioni fra i due fidanzatini disabili e delle amorevoli cure che si prendono nei confronti di uno dei loro amici gravemente ferito.


L'autorimessa diventa così un simbolico punto di incontro fra due solitudini, tra due realtà totalmente diverse che però hanno in comune una bontà d'animo e una semplicità che li eleva al di sopra della loro emarginazione sociale.


A tal proposito è MEMORABILE la scena della sepoltura del ragazzo, una delle sequenze più delicate e toccanti mai viste, una potente riflessione sul tempo, sulla morte e sulla triste realtà della caducità del corpo umano ...sepolto l'amico i 3 ragazzi rimasti se ne vanno via lasciando Colmar nuovamente solo, in mezzo ai suoi rottami, testimoni immortali dello scorrere del tempo e delle miserie umane.




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