20 maggio 2016

KID



Fien Troch è una regista da tenere assolutamente sott'occhio.

Il tema dell'infanzia difficile è un argomento abusato fin dai tempi dei 400 colpi di Truffaut, ma l'approccio usato dalla regista belga è talmente insolito che rende il tutto a modo suo originale e a fine visione vi assicuro che il segno ve lo lascerà eccome.


 Kid è un ragazzino di 7 anni che vive in una fattoria assieme al fratello Billy, poco più grande di lui ,e alla madre .
Sin dalle prime battute si intuisce che il padre li ha abbandonati da tempo lasciandoli indebitati fino al collo.

Tirare avanti una fattoria e allevare due figli senza un marito e il becco di un quattrino è un'impresa ardua: la madre ha un crollo psicologico devastante che la porta a vivere un' esistenza ai limiti dello stato vegetativo, vaga per i corridoi e per le strade come fosse uno zombie e mostra un distacco glaciale verso qualsiasi altra forma di vita, figli compresi.
La reazione dei due ragazzini di fronte all'assenza di una figura materna è diametralmente opposta: Billy nonostante la giovane età sembra rendersi pienamente conto della situazione ma cerca in tutti i modi di farsi forza, è ubbidiente e cerca in tutti i modi di ostentare calma e allegria.
Forse sono proprio le sequenze che vedono Billy protagonista i momenti in cui emerge maggiormente lo stile amaro e grottesco della Troch, momenti che nonostante il clima asettico e totalmente distaccato della pellicola non stonano affatto ma anzi creano un effetto totalmente straniante e malinconico (basti pensare alla scena in cui il nonno scoreggia dopo avergli detto ''tirami il dito'', una scena totalmente grottesca nella quale il sorrisino appena abbozzato di Billy nel silenzio asettico generale, racconta più di mille parole quella che è la tragedia interiore dei suoi commensali).

Kid dal canto suo non sembra rendersi perfettamente conto di quello che sta succedendo: passa giornate intere lontano da casa a commettere marachelle e piccoli furti con l'altrettanto disadattato compagno di scuola Misty ma come vedremo più avanti nel film, la sua è solo una maschera, si è creato un piccolo mondo alternativo per non accettare l'assenza affettiva della madre nella sua vita, madre alla quale lui è molto legato nonostante lei non sia esattamente il prototipo della madre modello.

È proprio attorno a questi tre personaggi che Fien Troch costruisce una storia fortemente minimale e glaciale che non possiede una struttura narrativa convenzionale ma che è incentrata sul creare un piccolo mosaico di deprimente quotidianità dal quale è impossibile sottrarsi.
Ne scaturisce un film anti-spettacolare al massimo nel quale anche i momenti per così dire ''comici'' sono venati da una profondissima malinconia di fondo (basti pensare alla favolosa sequenza in cui Misty insulta il cassiere del minimarket o all'incessante flusso di battute squallide di Billy in macchina col padre) 
mentre quelli più duri da digerire sono mostrati con naturalezza e in totale assenza di spettacolarità (vedi la morte della madre).

SPOILER

Malgrado gli elogi spesi fin ora tuttavia la Troach ''rovina'' tutto sul più bello allungando il finale con 3 minuti di troppo...se fosse finito prima con quella meravigliosa sequenza del suicidio di Kid allora probabilmente saremmo qui a parlare di un mezzo capolavoro, invece il tentativo forzato di un finale poetico a mio avviso banalizza il tutto e stona completamente con lo stile glaciale al quale avevamo assistito per 90 meravigliosi minuti.

Nonostante questo scivolone,Kid è assolutamente un film da recuperare se non altro per la mostruosa interpretazione di Bent Simons che praticamente da solo riesce a conferire alla vicenda un livello di tristezza che non vi abbandonerà facilmente neanche a fine visione.


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